Racconti da Gioia del Colle

Gioia del colle 22 – 26 aprile 2018: l’accoglienza, la cura e la bellezza della semplicità

di Laura Squarcia

Quest’anno, grazie alla vittoria da parte del Comune di Gioia del Colle dell’avviso pubblico promosso dalla Regione Puglia “MARI DI PIETRA – Paesaggi, sapori e tradizioni della Murgia, dal 22 al 26 Aprile 2018”. Tour educational nell’ambito del Festival Internazionale TeatroLab2.0-Chièdiscena 2° edizione. POR PUGLIA FESR-FSE 2014/2020-AZIONE 6.8, ho partecipato come operatrice teatrale e mediatrice di Casa dello Spettatore al Festival Teatro Lab 2.0 Chièdiscena, una manifestazione organizzata all’interno del Teatro Rossini e negli spazi cittadini di Gioia del Colle dall’Associazione culturale SIC! Progettazioni culturali di Angelo Maurizio Vacca e Anna Maria Stasi in sinergia con Etoile – Centro Teatrale Europeo di Daniele Franci che da nove anni realizza “Festival Internazionale TeatroLab” nel territorio di Reggio Emilia.

L’idea di partenza“, dicono gli organizzatori, “era quella di unire con il teatro il nord al sud d’Italia, unire le forze e organizzare qualcosa interamente dedicato e gestito dai ragazzi, un laboratorio delle arti dello spettacolo, di educazione alla creatività e all’immaginazione, uno spazio di scambio reciproco senza competizione o premi, per questo invitiamo ogni anno tutte le scuole italiane a partecipare inviando loro il nostro bando direttamente in sede“.

TeatroLab, che inizia a Guastalla e Novellara, in Emilia, e si conclude dopo quasi un mese a Gioia del Colle, in Puglia, nasce con l’obiettivo di sensibilizzare i ragazzi ai valori educativi e culturali del teatro, di formare il pubblico giovane ai linguaggi dello spettacolo per creare innanzitutto spettatori consapevoli, di stimolare la collaborazione tra istituzioni, agenzie formative e realtà associative operanti in ambito culturale, valorizzando specificità e identità del territorio di riferimento.

La sinergia e l’entusiasmo di queste due realtà funziona alla grande, non è solo una rassegna di teatro della scuola, infatti, è un mosaico di storie e percorsi di ragazzi approdati al teatro per curiosità, per passione, per amore dell’arte, perché spinti da qualcuno o qualcosa, o anche per trovare l’amore; di realtà che nei loro territori sono l’unica possibilità di incontro autentico tra adolescenti o tra diverse generazioni; di incontro tra spazi artistici in fervente attività o spazi di piccole associazioni che recuperano tutto quello che possono pur di fare progetti; di insegnanti o esperti esterni alla scuola che per motivazioni diverse portano avanti con i loro studenti la loro idea di Teatro nonostante i colleghi li richiamino al tempo perso.

Cosa produrrà mai, l’incontro di due adolescenti che non si sono mai conosciuti prima e si trovano un giorno di aprile a vedersi in scena e a lavorare insieme in un laboratorio teatrale? Cosa succede quando a centinaia di ragazzi, ad ognuno di loro, offri la possibilità di conoscere un altro e tanti altri lavorandoci corpo a corpo, emozione con emozione, guardandosi negli occhi? TeatroLab è l’esempio di quanta e quale meraviglia, benessere e valore culturale può creare la sinergia tra amministrazioni, operatori culturali e mondo della scuola. E’ un vero e proprio incamminarsi verso la costruzione di un modello di comunità educante con un’identità multiforme ma radicata, è un’ educazione sentimentale alla cittadinanza attiva, (non a caso sceglie il teatro come strumento, il più potente veicolo di conoscenza di se stessi e degli altri, di democrazia, di partecipazione!), perché, per un patto educativo, non chiama i ragazzi solo a mostrare i loro lavori ma chiede loro di stare e vedere gli altri, di tornare in teatro il pomeriggio e lavorare con coetanei sconosciuti in un laboratorio teatrale, ad un match d’improvvisazione teatrale, ad un flashmob nella città. Vedersi in scena e fare teatro insieme, offre loro la preziosa possibilità di trasformare l’immaginazione in un potente strumento di cambiamento esercitando nuovi sguardi, nuovi aspetti di se stessi, di esplorare la capacità di esprimersi con nuovi linguaggi.

“Ora mi sembra che non ho più paura, Il teatro mi ha cambiato la vita…” dice uno dei ragazzi del laboratorio teatrale Chièdiscena? dell’I.I.S.S. Ricciotto Canudo di Gioia del Colle durante l’incontro dopo il loro spettacolo “ἡ παρ’ ἡμῖν θάλασσα, il mare vicino a noi”, che ha aperto, con le sue immagini viscerali, la serata di inaugurazione, una vera a propria festa del teatro e della città alla presenza della madrina, l’emozionatissima attrice Anna Terio, dell’assessora alla cultura del comune gioiese, del dirigente scolastico, dando il via al nostro percorso di visione che ci ha regalato durante gli altri giorni un energico “Sciarada” dell’Associazione di Promozione Sociale “ARETE” A.P.S. Grottaglie (TA); un sacralissimo “Ecuba” del liceo ginnasio “Ugo Foscolo” di Albano Laziale (RM), uno splendido lavoro di gruppo e la gioia degli interpreti del “Miles Gloriosus” dell’ I.T.T. “Enrico Fermi” di Frascati (RM); una fortissima sensazione di necessità dei ragazzi de “Nella sua rapina, il tempo ci ha già portato via” dell’ I.I.S.S. “Galileo Ferraris” di Acireale (CT); un freschissimo “Il carro di Alice”, dell’I.I.S. Leonardo da Vinci di Maccarese Fiumicino (RM); un “Fahrenheit 451” dalla presenza scenica e da una serietà lodevoli dell’Associazione Culturale Margot Theatre di Cerveteri (RM) e, come ospite serale per l’occasione uno spettacolo crudele e mai confortevole sulla cecità con cui guardiamo la realtà, “In fondo agli occhi”, della Compagnia Berardi-Casolari.

Un percorso di visione amorevolmente accompagnato ogni mattina dalla gentilezza e dalla professionalità dei ragazzi dell’I.I.S.S. Ricciotto Canudo di Gioia del Colle che nell’ambito del progetto alternanza scuola-lavoro, si sono occupati dell’accoglienza in sala, della parte tecnica; infine, vero piacere è stato incontrare gli studenti del laboratorio di critica e storytelling, curato da AnnaMaria Stasi che ci hanno regalato sguardi impertinenti e stimolanti al dibattito sulla visione.

Gioia del Colle 22-26 aprile (ormai lo chiamo così!) è stato un vero e proprio viaggio tra cura e bellezza che iniziava ogni mattina in teatro e proseguiva alla scoperta del territorio murgese, con la preziosa e calorosa accoglienza della cooperativa Iris, che si è occupata di tutti i dettagli del viaggio e del tour.

Dal nostro arrivo in stazione a Bari centrale fino al nostro ritorno a casa, siamo state coccolate e accompagnate a castelli, gravine, chiese rupestri, musei e degustazioni di prodotti tipici locali in aziende agricole o ristoranti pugliesi.

Il primo giorno, dopo aver degustato degli ottimi piatti nati dalla fusione della tradizione murgese con quella messinese, alla Trattoria Pugliese dello chef Giuseppe Conti e di sua moglie Vittoria Santoiemma, abbiamo visitato il Castello normanno – svevo nel centro storico di Gioia del Colle sede del Museo archeologico nazionale che ospita numerosi ritrovamenti dal Parco archeologico di Monte Sannace. La residenza di caccia di Federico II di Svevia donato alla sua amata Biancalancia come simbolo del loro amore. Una magnifica sala del trono, la torre dell’imperatrice, la prigione sono solo alcune delle peculiarità che ci ha mostrato la conduzione attenta e creativa della nostra guida Raffaella Bianco, professionista entusiasta dal cuore romantico che ci ha condotto anche alla scoperta del sito archeologico di Monte Sannace, centro dell’antica Peucezia, sulla cui collina sorge l’acropoli con gli con edifici pubblici le residenze aristocratiche e le grandi tombe decorate in stile greco-orientale.

Nei giorni successivi, a Mottola in provincia di Taranto ho scoperto che la Puglia, è stata uno dei territori che più intensamente ha vissuto l’esperienza del cenobitismo ipogeo (una forma comunitaria di monachesimo per cui gli adepti scelsero come luogo di preghiera proprio le particolari grotte che caratterizzano questo territorio). Tra i rari e preziosi fragni secolari, si trovano le Grotte di Dio, chiese rupestri scavate nella roccia che godono di un buonissimo stato di conservazione: la Chiesa di San Nicola definita la Cappella Sistina della civiltà rupestre per l’eccezionale stato di conservazione degli affreschi e la Chiesa di San Gregorio con il suo maestoso dipinto del Cristo Pantocratore, realizzato nella calotta centrale dell’abside, paragonato al Cristo del Duomo di Monreale, in Sicilia. Continuando alla scoperta della Puglia, territorio ricco e generoso, ci siamo spostati a Gravina sotterranea, due mondi, uno sopra, alla luce, e l’altro, sotto, più misterioso, scoperti nel 2004 grazie ad un appassionato speleologo e ai racconti di una signora che voleva realizzare il sogno di scoprire cosa ci fosse sotto la sua casa, regno di tante leggende e storie raccontategli da bambina. Sotto ogni edificio ci sono dei grandi ipogei, scavati interamente dalla mano dell’uomo. Grazie all’estrazione della pietra calcarenitica, pietra bianca e morbida, facilmente lavorabile, furono costruiti gli edifici in superficie. E per l’immancabile connubio cibo e territorio, Gravina ci ha regalato un’indimenticabile cena gustata all’interno di Radici, osteria a km 0 realizzata all’interno di uno dei caratteristici ipogei.

Ultime sorprese in ordine cronologico, sono state la Grotta del trullo di Putignano dove con una scala a chioccola si scende, accompagnati dalle note dell’Aria sulla quarta corda di Bach, nella profondità della grotta carsica più suggestiva del territorio ad ammirare capolavori di stalattiti e stalagmiti formatesi, ancora non si sa come, a solo pochi metri dalla superficie; il grandissimo laboratorio della Maestra cartapestaia Gesi Bianco, che ci ha raccontato tante storie legate alla tradizione del carnevale di Putignano mostrandoci l’arte della cartapesta e la costruzione di una maschera di Farinella; infine Sammichele e le sue bontà enogastronomiche gustate direttamente dai produttori, maestri e cantastorie delle loro tradizioni. Dietro ogni piatto c’è una storia, un territorio e una cultura, generosa e accogliente, mi scappa di dire.

E’ stato un regalo prezioso, per me, osservare il lavoro caseario durante la visita a “La Latteria”, o ascoltare alla Masseria Procida, la storia dell’Azienda Agricola di Natale Francesco Tateo e della conseguente nascita della Cantina dei Fragni. Gustare e scoprire nuovi sapori in compagnia e con la cura dei dettagli del racconto appassionato di chi lavora per fare prodotti di altissima qualità è un viaggio tra i sensi e le storie che fanno la tradizione. Occasione imperdibile, grazie alla cordialità e alla pazienza del proprietario, per essere iniziata al piacere di un ottimo bicchiere di vino!

Una degustazione di formaggi, salumi e bruschette ha dato il la per degustare i vini della cantina provenienti esclusivamente da uve coltivate in terreni di famiglia curati dal 1800: il Rosato vino biologico, Macchianuova; il Traccia un Rosso IGT Puglia; il Parietone, sempre Rosso Vino Biologico, IGT Puglia e il 60&40,anch’esso rosso e IGTPuglia. Infine, sempre a Sammichele, mi sentirei di suggerire una sosta a Il casale per gli ottimi prodotti e Al borgo antico per assaporare, immersi nel bianco delle case e delle vie, la rinomata “zampina” una salsiccia di carni miste, insaporita da basilico o prezzemolo, sale e pepe e cotta alla brace, orgogliosamente servita da Rocco, l’appassionato proprietario di quest’angoletto senza tempo.

Un pensiero di Heidegger, mi ha accompagnata in questo fiume strabordante di emozioni, di umanità, gesti semplici e di tanta tanta bellezza e che sento possa essere sintesi per raccontare il tutto : “Essere uomo significa essere sulla terra e la relazione con la terra si definisce come abitare: dell’abitare il tratto fondamentale è la cura. C’è un abitare indifferente e un abitare che si attua avendo cura degli altri e delle cose sulla terra e sotto il cielo”. Al termine di quest’esperienza fatta troppo di cuore per essere riportata nei minimi dettagli, un pensiero speciale va a Filippo Netti, nostro premuroso compagno di viaggio, per l’amorevolezza e la semplicità con cui ha curato ogni spostamento o momento del viaggio, quest’esperienza sarebbe stata davvero diversa senza il suo amore per la Puglia, la condivisione dei suoi sogni e dei suoi racconti, la sua guida.

Ai ragazzi, per il TANTO che hanno messo in gioco!!!! Un incoraggiamento a Maurizio Vacca e Daniele Franci per questa splendida follia! Ad Annamaria Stasi, dispensatrice generosa di cura.

Cosa sarà?, si interrogava la rassegna. I ragazzi hanno risposto con i loro lavori , io credo di poter rispondere così, condividendo una frase che porto con me, dono dell’incontro con il laboratorio teatrale dell’IISS Canudo:

“Il teatro mi ha fatto capire che mi posso fidare e che quello che provo io lo provano anche gli altri, mi ha cambiato la vita perché adesso non ho più paura di essere me stesso, di esistere”. Dunque, non ci resta che splendere!!! #Weareinpuglia #Wehostinpuglia

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2021-01-09T13:39:12+00:00