Domenica 5 giugno alle ore 17.00 Casa dello Spettatore sarà al Teatro Argentina per lo spettacolo Il filo di mezzogiorno, l’adattamento di Ippolita di Majo del romanzo di Goliarda Sapienza con la regia di Mario Martone.
Abbiamo riservato 10 biglietti al costo agevolato di € 20,00. Per partecipare effettuare un bonifico sull’IBAN IT17T0200832974001473243547 e dare comunicazione dell’avvenuto pagamento tramite whatsapp o sms al numero 3493167226 entro giovedì 2 giugno.
Il filo di mezzogiorno
di Goliarda Sapienza, adattamento Ippolita di Majo, regia di Mario Martone, con Donatella Finocchiaro, Roberto De Francesco, scene Carmine Guarino, costumi Ortensia De Francesco, luci Cesare Accetta, aiuto regia Ippolita di Majo, assistente alla regia Sharon Amato, foto di scena Mario Spada. Il filo di mezzogiorno è pubblicato da La nave di Teseo. Un ringraziamento a Mario Tronco per aver musicato il canto dei pescatori delle isole Eolie. Produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Catania, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro di Roma – Teatro Nazionale
Mario Martone incontra la scrittura di Goliarda Sapienza e ci invita a entrare nel suo mondo, curando la regia del suo libro autobiografico Il filo di mezzogiorno nell’adattamento teatrale di Ippolita di Majo, con in scena Donatella Finocchiaro e Roberto De Francesco. Il filo di mezzogiorno è il libro di una grande scrittrice, rimasta a lungo misconosciuta. Controcorrente, fuori dagli schemi, così come dalle ideologie politiche del suo tempo, la storia di Goliarda Sapienza è quella di una donna continuamente in battaglia. Partigiana, femminista, la sua è una lotta contro il conformismo, condotta con tutti i mezzi a sua disposizione, primo fra tutti la scrittura.
Nel 1969 esce per Garzanti un suo libro autobiografico e scandaloso, Il filo di mezzogiorno, ora ripubblicato da La nave di Teseo: un viaggio lucido e ricco di dettagli nel suo complesso percorso psicoanalitico. Una «autobiografia delle contraddizioni», passionale e onirica, che dà voce a un io allucinato eppure lucido, affermando un’identità che non si conforma ad alcuna verità prescrittiva.
Goliarda insegue la sua memoria, insegue i ricordi, le sensazioni, le libere associazioni, mentre l’analista la accompagna nel buio delle tenebre in cui il ricovero in manicomio e i ripetuti elettroshock l’avevano sprofondata, fino alla luce della coscienza e al recupero della propria identità. Un corpo a corpo, intenso e duro, nel quale i ruoli si distorcono per poi riprendere forma e poi scomporsi ancora, fino quasi a invertirsi.