Casa dello Spettatore costruisce e realizza occasioni per approfondire e discutere il ruolo del pubblico nella pratica viva della visione teatrale. In collaborazione con Teatro Kismet Opera / Teatri di Bari propone in collegamento con la stagione 2022/2023 tre seminari per costruire intorno a tre spettacoli – Barabba, Il quotidiano innamoramento e Un’ultima cosa – Cinque invettive, sette donne e un funerale – un progetto che in un’articolazione varia possa raccontare diversi approcci capaci di condurre ad una visione più consapevole. Una ricerca per sperimentare modi possibili in cui accompagnare lo sguardo, ma dentro esperienze diverse, per intraprendere un percorso con l’obiettivo di mobilitare conoscenze e interrogativi, in un processo che si nutre di incontri, scoperte e punti di vista.
Teatro Kismet Opera
Strada san Giorgio Martire 22/f
17-18 dicembre
BARABBA
4-5 febbraio
IL QUOTIDIANO INNAMORAMENTO
13-14 aprile
UN’ULTIMA COSA
Barabba
CALENDARIO
17 dicembre ore 16.00-20.00
SEMINARIO
17 dicembre ore 21.00
SPETTACOLO
18 dicembre 10.00-13.00
SEMINARIO
LO SPETTACOLO
Barabba
di Antonio Tarantino, regia Teresa Ludovico, spazio scenico e luci Vincent Longuemare, con Michele Schiano di Cola
Per la prima volta in scena un’opera composta nel 2010 da Antonio Tarantino e pubblicata nel 2021 dalla casa editrice Cue press. Come si legge nella prefazione di Andrea Porcheddu al testo “(…) come nei suoi drammi d’esordio, torna a dare nuova vita ad un personaggio di ascendenza evangelica. Quasi integralmente in versi, in una lingua impietosa senza più privilegi di rango, dove si mescolano commedia e tragedia, il personaggio di Barabba incarna un teatro di emozioni in cui oscillano, come maschere appese a un filo, il nostro bisogno di salvezza, la nostalgia rabbiosa di un fondamento, di un’origine”.
L’opera fa parte di un ciclo che da tempo la regista Teresa Ludovico ha voluto dedicare al lavoro del Maestro. Del suo incontro con Tarantino, la stessa Ludovico scrive:
“Nel 1982 ho visto lo spettacolo “Stabat Mater” di Antonio Tarantino, interpretato da Piera Degli Esposti, e sono rimasta folgorata da quel potente flusso di parole fatte di carne. Una scrittura magistrale che mi affascinava e mi intimoriva. Quando, qualche anno fa, Marco Martinelli ci propose uno studio per la messa in scena de “La casa di Ramallah”, ebbi un tuffo al cuore: ero eccitata dalla proposta e impaurita dalla verbosità della scrittura. Allora ho avvicinato il testo lentamente, cercando di assorbirlo ritmicamente e quando mi sono lasciata andare tutto è stato più semplice. Lo stesso è accaduto poi nella preparazione di “Namur”, “Cara Medea” e “Piccola Antigone”. Questi personaggi, spesso portatori di mitiche ferite, chiedono all’attore di essere incarnati così come si presentano: nudi e crudi, senza nessun giudizio. Frequentando negli anni il Maestro ho compreso la sua necessità di scorticare le belle parole per trovare la voce, magari rauca, di quella umanità che ha paura dell’altro, che si sente continuamente minacciata e che vive di doppiezza. Le storie di Tarantino si svolgono in interni, in spazi chiusi, ma sono sempre il riflesso del fuori e della Storia. Con leggerezza e ironia riesce a coinvolgere lo spettatore in temi di grande impegno sociale. Un teatro politico ?!”
Come per le opere precedenti, la mise en espace e le luci saranno affidate alla maestria di Vincent Longuemare, che da tempo collabora con la Ludovico negli allestimenti prodotti da Teatri di Bari.
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Il quotidiano innamoramento
CALENDARIO
4 febbraio ore 16.00-20.00
SEMINARIO
4 febbraio ore 21.00
SPETTACOLO
5 febbraio ore 10.00 – 13.00
SEMINARIO
LO SPETTACOLO
Il quotidiano innamoramento
rito sonoro di e con Mariangela Gualtieri, con la guida di Cesare Ronconi, cura e ufficio stampa Lorella Barlaam, produzione Teatro Valdoca con il contributo di Regione Emilia-Romagna, Comune di Cesena
In questo rito sonoro Mariangela Gualtieri dà voce ai versi di Quando non morivo, li intreccia ad altri del passato e compone tutto in una partitura ritmica ben orchestrata. Il tentativo resta quello di rendere ciò che Amelia Rosselli chiamava ‘incanto fonico’, quel bagno acustico che sprofonda ognuno in se stesso e allo stesso tempo tiene viva e affratellata la comunità dei presenti. Tutto muove dalla certezza che la poesia attui la massima efficacia nell’oralità, da bocca a orecchio, in un rito in cui anche l’ascolto del pubblico può essere ispirato, quanto la scrittura e quanto il proferire della voce.
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Un’ultima cosa – Cinque invettive, sette donne e un funerale
CALENDARIO
13 aprile ore 16.00-20.00
SEMINARIO
13 aprile ore 21.00
SPETTACOLO
14 aprile ore 10.00 – 13.00
SEMINARIO
LO SPETTACOLO
Un’ultima cosa – Cinque invettive, sette donne e un funerale
di e con Concita De Gregorio, musica live Erica Mou, regia Teresa Ludovico, spazio scenico e luci Vincent Longuemare, cura della produzione abrina Cocco, management Valeria Orani, si ringrazia per gli abiti di scena Antonio Marras
Il femminile e la sua potenza di fuoco. La sua bellezza, la sua forza, la sua luce. Con cinque donne al centro della scena – Dora Maar, Amelia Rosselli, Carol Rama, Maria Lai e Lisetta Carmi – che prendono parola per l’ultima volta. E dicono di sé, senza diritto di replica. Questo e molto altro è Un’ultima cosa. Cinque invettive, sette donne e un funerale (produzione Teatri di Bari – Rodrigo), lo spettacolo di Concita De Gregorio e Erica Mou, con la regia di Teresa Ludovico
“Mi sono appassionata alle parole e alle opere di alcune figure luminose del Novecento. Donne spesso rimaste in ombra o all’ombra di qualcuno. Ho studiato il loro lessico sino a “sentire” la loro voce, quasi che le avessi di fronte e potessi parlare con loro. Ho avuto infine desiderio di rendere loro giustizia. Attraverso la scrittura, naturalmente, non conosco altro modo. Un testo scritto per il teatro che qui si propone in una sorta di prima lettura, prima di consegnarlo a chi vorrà incarnarlo: una ‘interpretazione d’autore’. La galleria delle orazioni si apre con quella di Dora Maar, la donna che piange dei quadri di Picasso, che mi accompagna sin da bambina. Poi sono venute Amelia Rosselli, poeta della mia adolescenza. Carol Rama e la sua ossessione artistica per il sesso motore di vita, l’anticonformista che mi ha accompagnata nella giovane età adulta. Maria Lai che ha ricamato libri e tenuto insieme, coi suoi fili dorati, persone, paesi e montagne: la maturità. Infine, Lisetta Carmi, che mi ha aperto le porte di casa sua e reso privilegio della sua compagnia, delle sue parole, della sua saggezza. A queste cinque donne è dedicata un’orazione funebre, immaginando che siano loro stesse a parlare ai propri funerali per raccontare chi sono e chi sono sempre state. Invettive, perché le parole e le intenzioni sono veementi e risarcitorie. Ho usato per comporre i testi soltanto le loro parole – parole che hanno effettivamente pronunciato o scritto in vita – e in qualche raro caso parole che altri, chi le ha amate o odiate, hanno scritto di loro”.
Concita De Gregorio