Il percorso di visione Dialogo con gli antichi inizia sabato 2 aprile alle ore 19.00 con ELETTRA, tanta famiglia e così poco simili al Teatro Vascello.
ELETTRA, tanta famiglia e così poco simili
di Hugo Von Hofmannsthal | con Manuela Kustermann, Flaminia Cuzzoli, Carlotta Gamba, Alessandro Pezzali | scene Luca Brinchi e Daniele Spanò | costumi Marta Crisolini Malatesta | musiche originali Giacomo Vezzani | luci Javier Delle Monache | aiuto regia Maria Teresa Berardelli | adattamento e regia Andrea Baracco | produzione La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello | con il patrocinio di Forum Austriaco di Roma
Elettra, figlia della regina Clitennestra, ossessionata dal ricordo della morte del padre Agamennone, attende da tempo il ritorno del fratello Oreste: egli vendicherà con l’uccisione di Clitennestra ed Egisto l’omicidio del padre. La sorella minore Crisotemi, al contrario, certa che Oreste non farà più ritorno, esorta Elettra alla fuga, ma lei violentemente rifiuta. Clitennestra è angosciata da un incubo ricorrente: nel sonno ha visto il figlio Oreste che si avventava su di lei e terrorizzata chiede ad Elettra un rimedio per l’orrore che turba le sue notti. Elettra risponde misteriosamente che la quiete tornerà allorché una donna sarà colpita a morte da un uomo. Svela quindi alla madre il terribile mistero: è lei che presto dovrà cadere sotto i colpi mortali del figlio. Ed infatti, l’arrivo improvviso di Oreste permette il compiersi della vendetta.
Il dramma mostra tre personaggi femminili spezzati nel desiderio di essere altro da ciò che sono; chi madre ed è figlia (Crisotemi), chi figlia ed è orfana (Elettra), chi vittima ed è carnefice (Clitennestra). Le tre donne immerse nella più assoluta solitudine, non sono, in verità, mai sole. Uomini, per lo più mezzi uomini, spiano da ogni angolo, e giudicano le azioni delle loro madri, figlie, sorelle, amanti.
Note di regia
CLAUDIO Ma ora, a noi, Amleto, mio nipote e figlio.
“Servirsi dell’antichità come uno specchio magico in cui speriamo di ricevere il nostro proprio volto”, parte da questo impulso intellettuale Hofmannsthal accingendosi alla riscrittura del classico sofocleo. Spoglia l’immagine classica dei miti da ogni possibile dimensione storica, culturale e antropologica, e restituisce corpi secchi, minimali, fuori da qualsiasi retorica e pathos. Rovescia sopra le pagine del mito una bottiglia di whisky e lascia vivere i personaggi in un’ebrezza feroce, senza tregua, in una specie di spazio onirico in cui si è più ombra che figura. Elettra, così ci appare, come un grande messa in scena della psiche, con i protagonisti alla ricerca delle parole con cui raccontarsi; ma la lingua non ha accesso agli abissi della vita. Chi, come Lord Chandos, autore immaginario della famosa lettera di Hofmannsthal, si lasci sopraffare da questa esigenza, ne viene a tal punto travolto da dover rinunciare a scrivere, da precipitare nel silenzio, fino all’afasia.
Il dramma mostra tre personaggi femminili spezzati nel desiderio di essere altro da ciò che sono; chi madre ed è figlia (Crisotemide), chi figlia ed è orfana (Elettra), chi vittima ed è carnefice (Clitennestra). E non è affatto semplice riuscire a trovare le parole per narrare la zona di confine, l’ibrido, la soglia, il doppio, in definitiva la complessità; spesso si entra nella balbuzie, nell’inciampo linguistico, nell’incapacità di far proseguire la frase: “Le parole astratte, a cui la lingua, secondo natura, deve pur ricorrere per esprimere un qualsiasi giudizio, mi si sfacevano nella bocca come funghi ammuffiti”.
Lo spazio è un delirio di ombre/fantasmi che ben in vista si nascondono, rendendo il luogo lugubre e pieno di insidie. Le tre donne, immerse nella più assoluta solitudine, non sono, in verità, mai sole. Uomini, per lo più mezzi uomini, spiano da ogni angolo, e giudicano le azioni delle loro madri, figlie, sorelle, amanti. I legami sono spezzati, per sempre. “Tanta famiglia, e così poco simili” risponde Amleto allo zio Claudio che lo sollecita sul tema, mi piace pensare, che Hofmannsthal, grande amante di Shakespeare e ossessionato dal Principe, sia partito proprio da qui, da questa battuta, per la sua Elettra. C’è molta, troppa famiglia, dentro le teste delle tre donne. C’è molta, troppa memoria del maschio/padre. Bisogna liberarsene, eliminarlo, se necessario ucciderlo e subito dopo abbandonarsi al silenzio.
Andrea Baracco