A partire da un quadro

Giochi di bambini, 1560 – Pieter Bruegel il Vecchio

– A SCUOLA, PER STUDENTI –

Un testo collettivo nato da un quadro

La prima attività che abbiamo realizzato con i bambini della classe 3° è stata quella di provare a scrivere un testo collettivo a partire dall’osservazione del quadro di Pieter Bruegel “Giochi di bambini”. Ho chiesto ad ogni bambino di guardare con attenzione il quadro, di scegliere uno dei giochi che stanno facendo i bambini rappresentanti nel dipinto e di provare per prima cosa a giocarci. Ci sono bambini che hanno il giardino e mi hanno inviato foto di loro che si arrampicano sugli alberi. Altri che con i fratelli fanno il gioco della cavallina in casa. Ho ricevuto foto di bambini che con i genitori hanno fatto il tiro alla fune.

Poi ho chiesto loro di raccontare la storia del bambino che avevano scelto, spiegando che la loro breve storia sarebbe confluita in un unico testo collettivo. Ho chiesto loro di scegliere la parte della storia che ritenevano più importante, quella che doveva assolutamente essere presente nel testo collettivo. Io ho riletto tutto le storie, ho trascritto tutte le parti che loro avevano individuato e le ho montate insieme. Ho inviato ai bambini il testo per avere la loro approvazione. Ho dovuto apportare alcune modifiche perché alcuni di loro hanno proposto piccoli cambiamenti.

Due bambini hanno dato un nome al villaggio. I due nomi erano diversi e tutte due erano molto affezionati al nome scelto. Quindi è stata trovata la seguente mediazione: c’era un villaggio che veniva chiamato in due nomi

Maestra Roberta Passoni classe 3° Scuola Primaria di Giove

Le parti in grassetto indicano lo spunto per l’abbinamento con il testo teatrale proposto da Casa dello Spettatore

– DAL TEATRO, PER INSEGNANTI –

Giocare. Come i bambini

I giganti della montagna (Gabriele Lavia, 2019)
Foto di Tommaso Le Pera

[…]

COTRONE Si. La villa ha fama d’ essere abitata dagli Spiriti. E fu perciò abbandonata dagli antichi padroni, che per terrore scapparono anche dal!’ isola, ora è gran tempo.
ILSE Voi non credete agli Spiriti …
COTRONE Come no? Li creiamo!
ILSE Ah, li create …
COTRONE Perdoni, Contessa, non m’ aspettavo da lei che mi dovesse dire così. Non è possibile che non ci creda anche lei, come noi. Voi attori date corpo ai fantasmi perché vivano – e vivono! Noi facciamo al contrario: dei nostri corpi, fantasmi: e li facciamo ugualmente vivere. I fantasmi … non c’ è mica bisogno d’andarli a cercare lontano: basta farli uscire da noi stessi.

[…]

ILSE. … Lei, inventa la verità?
COTRONE Non ho mai fatto altro in vita mia! Senza volerlo, Contessa. Tutte quelle verità che la coscienza rifiuta. Le faccio venir fuori dal segreto dei sensi, o a seconda, le più spaventose, dalle caverne dell’istinto.

[…]

COTRONE […]  Nessuno di noi è nel corpo che l’altro ci vede; ma nell’anima che parla chi sa da dove; nessuno può saperlo; apparenza tra apparenza, con questo buffo nome di Cotrone … e lui, di Doccia … e lui, di Quaquèo … Un corpo è la morte: tenebra e pietra. Guai a chi si vede nel suo corpo e nel suo nome. Facciamo i fantasmi. Tutti quelli che ci passano per la mente. Alcuni sono obbligati. [..] Gli altri son tutti di nostra fantasia. Con la divina prerogativa dei fanciulli che prendono sul serio i loro giuochi, la maraviglia ch’è in noi la rovesciamo sulle cose con cui giochiamo, e ce ne lasciamo incantare.

[…]

SPIZZI. Ah, lei ci mette allora a paro di quei suoi fantocci là?
COTRONE Non a paro no, mi perdoni; un po’ più sotto, amico mio.
SPIZZI. Anche più sotto?
COTRONE. Se nei fantocci s’ incorpora lo spirito del personaggio, scusi, tanto da farli muovere e parlare …
SPIZZI Sarei curioso di veder questo miracolo!
COTRONE Ah, lei sarebbe «curioso»? Ma sa, non si vedono per «curiosità» questi miracoli. Bisogna crederci, amico mio, come ci credono i bambini.

[…]

SPIZZI Son tutti trucchi e combinazioni, signori! Non ci lasciamo abbagliare come allocchi noi stessi che siamo del mestiere!
COTRONE Ah no, caro, se dice così, lei non è del mestiere! Lei dà importanza a un’altra cosa che le preme di più!  Se fosse del mestiere, si lascerebbe abbagliare, lei stesso per il primo, perché appunto questo è il vero segno che si è del mestiere! Impari dai bambini, le ho detto, che fanno il gioco e poi ci credono e lo vivono come vero!
SPIZZI Ma noi non siamo bambini!
COTRONE Se siamo stati una volta, bambini possiamo esserlo sempre.

[…]

(Luigi Pirandello, I giganti della montagna, 1933)

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Tre soste nell’arco di una stagione per sperimentare modi possibili in cui accompagnare lo sguardo, ma dentro esperienze diverse. In collaborazione con Teatri di Bari

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