La collaborazione tra Casa dello Spettatore, Federgat e Acec per la formazione del pubblico de I Teatri del Sacro si rinnova all’interno della sesta edizione del festival dal 19 al 23 giugno 2019 ad Ascoli Piceno.
“Visioni e Condivisioni” è un laboratorio gratuito per il pubblico, è un modo per costruire una comunità che ha nell’incontro con il teatro e con una città la sua occasione di confronto. Un tempo dedicato a spettatrici e spettatori per condividere attese e rielaborazioni e per approfondire in modo partecipato e cooperativo la riflessione sul rapporto tra i cinque spettacoli inediti selezionati e le Opere di Misericordia quale orizzonte progettuale del festival.
Il calendario
- Giovedì 20 giugno 2019, ore 15:00 – 17:30
Seminario introduttivo e incontro preliminare alla visione di 82 pietre (Nutrimenti Terrestri) e Acquasantissima (Ura Teatro) - Venerdì 21 giugno 2019, ore 16:00 – 18:30
Incontro successivo alla visione degli spettacoli del giovedì e preliminare alla visione di Sporco Negro (Kronoteatro) e Settanta volte sette (Collettivo Controcanto) - Sabato 22 giugno 2019, ore 16:00 – 18:30
Incontro successivo alla visione degli spettacoli del venerdì e preliminare alla visione di U Figghiu (Nastro di Möbius) - Domenica 23 giugno ore 15:00 – 17:30
Incontro successivo alla visione dello spettacolo del sabato e chiusura dei lavori
Il laboratorio si svolgerà presso la sede del centro giovanile L’Impronta in Piazza Bonfine ad Ascoli Piceno.
Tutti gli spettacoli sono a ingresso gratuito.
Il laboratorio è gratuito.
333 4954424
I cinque spettacoli inediti
82 PIETRE – Nutrimenti Terrestri
Opera di misericordia: Vestire gli ignudi
Giovedì 20 giugno ore 18:30 – Teatro Ventidio Basso
Una ragazza nuda si aggira sotto la neve che cade fitta per le strade di un piccolo paese montano. Non ha niente con sé, se non un sacchetto pieno di pietre, 82 pietre. Il maresciallo Fugazzotto e il brigadiere Sciacca proveranno a capire di chi si tratti e cosa l’ha portata ad Altarupe quella sera: la giovane non proferisce parola e non interagisce in nessun modo con la realtà che le si muove intorno come se fosse sospesa, in attesa di qualcosa o qualcuno. Ogni comunicazione è interrotta dalla burrasca di neve, la più forte di sempre, e in questo inferno di ghiaccio i dubbi e i demoni che stavano assopiti nei cuori dei due protagonisti trovano corpo. La presenza muta e nuda della ragazza porrà Sciacca e Fugazzotto di fronte a qualcosa di insondabile, un mistero che dialoga coi quesiti irrisolti che albergano nell’antro più oscuro della loro anima. Quel corpo nudo, vulnerabile, il suo apparire nelle loro placide vite (e in quelle di tutti noi) funge da detonatore per spogliarci del vestito che portiamo addosso e cucirne uno nuovo, diverso per forma e forse più scomodo, ma che ci ripari dal gelo che soffia dall’interno del nostro cuore. In quest’epoca in cui l’immagine entra nel lessico della comunicazione umana, l’apparire di qualcosa o qualcuno che non fa parte di un determinato canone di comprensibilità viene evidenziato e corretto come una parola scritta male dentro un testo. Come esseri umani tendiamo sempre a categorizzare la realtà che ci circonda per farla rientrare nell’ordine delle cose per come le abbiamo sempre intese, tenendo così sopite le nostre paure, ma questo pone degli ovvi limiti alla conoscenza del mondo, appiattisce le differenze e, spesso, ci fa accettare l’orrore come qualcosa di necessario o sideralmente lontano dalle nostre vite. Così l’immagine di un attentato o di un omicidio vista e rivista attraverso lo schermo dei devices che portiamo in tasca resta, in qualche misura, ingabbiata dentro quei 5 pollici e non ci ferisce più, non intacca la nostra coscienza perché è qualcosa che crediamo di star comprendendo. 82 pietre prova a tirar fuori da quella gabbia di significati usa e getta uno specchio dentro cui guardare e imparare a riconoscere il nostro volto nei tratti di qualcun altro che prima, semplicemente, pensavamo non fossimo.
ACQUASANTISSIMA – URA Teatro
Opera di misericordia: Ammonire i peccatori
Giovedì 20 giugno ore 22:00 – Teatro Ventidio Basso
Che cosa determina la non contraddizione tra la cultura mafiosa e quella cattolica? Com’è possibile all’interno della stessa Chiesa la presenza di un Dio dei carnefici e un Dio delle vittime? La mafia può contare su miti potenti, riti, norme e simboli di forte presa, senza i quali sarebbe come un popolo senza religione. Grazie a questo i mafiosi hanno costruito un’immagine di se da ‘uomini d’onore’, paladini dell’ordine che fanno giustizia, ma nella loro lunga storia non hanno mai difeso i deboli contro i forti o i poveri contro i ricchi: la mafia è un fenomeno di classi dirigenti, di potere. In scena è un mafioso stesso a parlare: le storie e fatti sono filtrati attraverso il suo sguardo con l’intento non di condannare, (troppo facile e troppo spesso acquiescente) ma porre domande, spunti di riflessione ragionare e ripensare quella giusta e ‘complessa’ etica religiosa e sociale dove intenzione e responsabilità hanno pari forza e valore. Il testo dello spettacolo nasce da un lunghissimo lavoro di ricerca sulla ‘ndrangheta per sondarne la natura arcaica, la capacità silenziosa di ramificare le proprie azioni criminali, di creare quei legami che ne fanno una delle mafie più rispettate e “sicure” (la ‘ndrangheta ha un numero assolutamente esiguo di pentiti), e per quella commistione di rituali e regole di comportamento interne estremamente complesse, quasi fosse una società parallela a quella ufficiale. Proprio questa sua arcaicità ha generato un personaggio archetipico, con la caratura di un protagonista shakespeariano che ci consegna uno sguardo spietato e lucido sul presente.
SPORCO NEGRO – Kronoteatro
Opera di misericordia: Accogliere gli stranieri
Venerdì 21 giugno ore 19:30 – Teatro dei Filarmonici
Sporco Negro è uno spettacolo che mette completamente a nudo, a nervi scoperti, senza nessun riguardo verso il politically correct o verso la forma edulcorata del socialmente accettabile, tutti i pregiudizi e le paure che quest’Italia nutre nei confronti del diverso. Un cabaret razzista e politicamente scorretto sul pensiero becero e xenofobo, reso pensiero pubblico da anni di cultura mediatica attraversata e pervasa da un sottile e soffuso razzismo. Ridiamo amaramente di noi, certi di essere distanti da quel modo di pensare, da quella visione. Ma è davvero così? O stiamo ridendo della nostra mostruosità? Quanto siamo affezionati a quel retaggio folkloristico figlio degli stereotipi cinematografici e macchiettistici? Quanto fa parte di noi, o meglio, quanto è dentro di noi tanto da considerarlo perfettamente integrato con i nostri ideali? Viene allora da chiedersi quanto chi si ritiene accogliente, multietnico, aperto e disponibile, poi non cada nell’immaginario stilizzato, nel confortante assodato e quanto non siamo noi, occidentali moderati, ad essere degli “sporchi bianchi”. Lo spettacolo ci mette in crisi svelando allo spettatore di essere contemporaneamente oggetto e soggetto della messa in scena. Sul palcoscenico due attori non professionisti del Gambia e un membro storico della compagnia.
SETTANTA VOLTE SETTE – Controcanto Collettivo
Opera di misericordia: Perdonare le offese
Venerdì 21 giugno ore 21:30 – San Pietro in Castello
Settanta volte sette racconta la vita di due famiglie i cui destini s’incrociano in una sera. Racconta del rimorso che consuma, della rabbia che divora, del dolore che lascia fermi, del tempo che sembra scorrere invano. Eppure racconta anche la possibilità che il dolore inflitto e il dolore subito parlino una lingua comune, che l’empatia non sia solo un’iperbole astratta e che l’essere umano, che conosce il contagio del riso e del pianto, dietro la colpa possa ancora riconoscere l’uomo. Lo spettacolo affronta il tema del perdono e della sua possibilità nelle relazioni umane. Nella sua gloriosa storia questo concetto sembra essere giunto ad un inglorioso epilogo, che lo vede soccombere alla logica – attualmente vincente – della vendetta. Un tempo ritenuto il punto di arrivo di un percorso destinato a pochi spiriti eletti, appare oggi, nell’opinione comune, come il rifugio dei più codardi e la scappatoia dei meno arditi, in una società che riconosce e accorda alla vendetta il primato nella risoluzione dei torti e dei conflitti. Chi perdona sembra sminuire il torto, giustificare l’offesa, mancare di rispetto alla vittima, farsi complice del colpevole. Eppure il perdono protesta per innescare pensieri diversi, per aprire a logiche nuove; protesta contro l’assunto che al male vada restituito il male. Ci ricorda che dentro la ferita, dentro la memoria del male subito e al di là di ogni convenienza, esiste la possibilità di un incontro. E che questa possibilità non ci sfida dall’alto dei cieli, ma è concreta, laica e umana.
U FIGGHIU – Nastro di Möbius
Opera di misericordia: Sopportare le persone moleste
Sabato 22 giugno ore 20:30 – Teatro dei Filarmonici
È il giorno di Pasqua, è sera, e tutta la gente del paese è riversata in piazza, borbotta: “hanno rubato la corona di spine dalla statua della Passione di Cristo!”. L’ha rubata Saro, il figlio di Nino e Concetta. Saro è un ragazzo schizofrenico, si è serrato in casa lasciando all’esterno anche i propri genitori, si è appropriato della corona di spine, convinto di essere egli stesso la reincarnazione di Gesù Cristo. Nino e Concetta aspettano dinanzi il portone, attraverso il loro dialogo si entra nel loro mondo, fatto di sacrifici, abnegazioni, sopportazioni, soprattutto da parte della madre Concetta che nonostante il dolore dato dall’ipocrisia e dal giudizio della gente del paese, sostiene con amore misericordioso la purezza, quasi divina, che risiede nella follia del figlio, con un’accettazione che solo una madre può avere nei confronti di un figlio che soffre di una malattia mentale. Solo la madre riconosce la purezza del figlio e solo il figlio riconosce il richiamo della madre, che ristabilirà la quiete nel paese.
I luoghi
Teatro Ventidio Basso
Via del Teatro, 4
Teatro dei Filarmonici
Via delle Torri
San Pietro in Castello
Via S. Pietro in Castello
L'impronta
Piazza Bonfine